Coordinatore NBFC – National Biodiversity Future Centre, Direttore CNR

Bioeconomia circolare e biodiversità

Sono passati meno di tre secoli dalla prima rivoluzione industriale. Tutto ciò ha sicuramente creato benessere e una maggiore aspettativa di vita. Solo negli ultimi 50 anni la popolazione umana è raddoppiata, l’economia globale si è quadruplicata e più di 1 miliardo di persone sono uscite da una condizione di estrema povertà. A livello globale, produciamo cibo, materiali e consumiamo energia come mai sia stato fatto. Tuttavia, questo notevole tasso di crescita e prosperità ha un costo molto elevato. Sebbene 8 miliardi di persone presenti sul pianeta rappresentino solo lo 0,01% di tutti gli esseri viventi in peso, gli esseri umani hanno già causato l’estinzione di molte specie di animali e piante. L’attuale tasso di estinzione è da decine a centinaia di volte superiore alla media degli ultimi 10 milioni di anni. L’impatto sul pianeta da parte dell’uomo è così profondo che gli scienziati hanno coniato una nuova epoca geologica: l’Antropocene.

Dobbiamo inoltre considerare che la disponibilità di risorse e di energia, per usare e trasformare queste risorse, non è infinita. La civiltà occidentale finora ha reagito alle spinte naturali che l’ambiente esercita su ogni processo di crescita affidandosi alla tecnologia. Tale risposta è sempre stata coronata da successo, tanto che si è formata una tradizione culturale tendente ad esaltare la battaglia per il superamento dei limiti naturali. L’ottimista tecnologico confida sempre che la tecnologia giungerà a rimuovere o addirittura ad allontanare i limiti imposti dalla natura. Esaurimento delle risorse naturali, dell’energia come la conosciamo oggi e la probabile mancanza di alimenti per una popolazione in forte crescita, non possono però essere risolti dalla tecnologia.

Dobbiamo conoscere e adattarci ai limiti o continuare fino all’ostacolo?

Dovere della “Ricerca” è dare una risposta alle nuove generazioni, in fretta. Indipendentemente dalla risposta, diviene infatti necessaria la preparazione del terreno culturale. Una preparazione che richiede tempo. Ogni volta che si verifica un cambiamento nel normale andamento delle cose si rende necessario un certo tempo di assestamento, durante il quale la gente, più o meno consapevolmente, modifica la struttura del sistema sociale per adeguarla al cambiamento.

Qualunque sia la risposta, tale assestamento deve essere fatto prima di arrivare all’ostacolo.