Crisi energetica: il ruolo AGROFORESTALE per ridurre la dipendenza dal gas.

Le biomasse rappresentano una delle carte vincenti su cui l’Italia può puntare per favorire la diversificazione degli approvvigionamenti energetici, per ridurre la dipendenza dal gas e dalle altre fonti fossili e per affrontare in modo efficace “il terremoto” scatenato da un aumento dei prezzi dell’energia. 

Potenziare il ricorso a queste fonti per la produzione di energia elettrica e termica è, quindi, la sfida che il nostro paese deve affrontare per ottenere un duplice risultato: da un lato intervenire in modo efficace sull’aumento dei prezzi dell’energia, dall’altro, valorizzare risorse locali rinnovabili nell’ambito di filiere circolari virtuose, collocandosi nel solco tracciato dalla Transizione Ecologica.

Basti pensare che l’Italia dispone di una superficie complessiva di oltre 11 milioni di ettari di bosco pari al 36% dell’intero territorio nazionale, e, se prendiamo poi in considerazione gli impianti di biogas, emerge che attualmente queste strutture – poco meno di 2.000 – potrebbero permettere se adeguatamente valorizzate, una ulteriore riduzione di importazione di gas.

Un comparto poliedrico, dunque, quello agroforestale che, se è utilizzato in modo efficace in tutti i suoi diversi segmenti, potrebbe dare a livello complessivo un contributo rilevante al nostro Paese, sia in ambito ambientale sia in ambito economico ma anche energetico.

Un’ulteriore prova di ciò è fornita dai recenti dati raccolti dagli associati FIPER.

Da questi numeri emerge, infatti, con chiarezza come, nonostante l’aumento generalizzato dei costi di elettricità e gas, i 96 comuni montani dotati di sistemi di  teleriscaldamento a biomassa siano riusciti a rimanere autonomi e indipendenti dalle fluttuazioni dei prezzi dei combustibili fossili sui mercati internazionali, non subendo, nella stagione invernale 2021-2022, il rincaro della bolletta per riscaldamento e acqua calda sanitaria.